giovedì 18 aprile 2024
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Cadevano le bombe ...
Cadevano le bombe... Riduci
Cadevano le bombe ...

Caro Francesco, io quel giorno a San Lorenzo c'ero. Abitavo nei pressi di viale Regina Margherita, a un chilometro dal cimitero del Verano. Quando suono' l'allarme, come quasi tutte le mattine a quell'ora, non scesi nel rifugio antiaereo perche' le "fortezze volanti" americane provenienti dal sud passavano diritte e filate sul cielo di Roma, e tante erano da coprirlo tutto come piccole croci d'argento, per proseguire  verso le citta'  del settentrione a  portare morte paura distruzione, e pure la liberta' .

Ma cara ci e' costata.

Ero un bambino, solo in casa perche' i miei genitori lavoravano, i miei fratelli pure. Cosi' mi affacciai alla finestra e stetti a vedere la solita sfilata aerea: il solo rumore delle centinaia di motori, cupo e ritmato e rimbombante, era eccitante e spaventoso. Be', quella mattina le "fortezze volanti", i  quadrimotori che poi abbiamo visto e stravisto  nei films di guerra americani, mi pare si chiamassero "liberator" e la gente riusciva pure a scherzarci sopra, quella mattina si fermarono in mezzo all'azzurro sbiadito del cielo, e piovvero le bombe come neve, un po' piu' in la della mia testa.
Ballava tutto intorno a me mentre scendevo a precipizio per le scale, per ficcarmi nelle cantine del palazzo. La' mi aspettavano, terrorizzati e al buio, i vicini di casa che mi accolsero come uno  scampato, con abbracci e carezze. Per forse un'ora, accucciati a terra come sorci, fra gli scoppi delle bombe e le urla di spavento e le preghiere recitate in sottofondo dalle donne, un lungo e lugubre rosario, aspettammo che si esaurisse l'attesa della morte. Ricordo il sapore amaro, allappava un po', della paura sulla lingua, e la polvere in bocca e negli occhi. Non era paura mia, era un'onda collettiva di paura, arrivava a ondate, ti sommergeva.

Poi ci fu silenzio, quindi il suono delle sirene per il cessato allarme. Gli aerei avevano fatto una larga virata ed erano tornati alle basi di provenienza.

La mattina dopo andai a San Lorenzo con mio fratello. I palazzi erano stati aperti  da un grande coltello, erano in bella vista gli interni, le cucine con le tavole apparecchiate, le camere con il letto matrimoniale, le tappezzerie delle stanze, gli oggetti di uso ordinario, tutto impudicamente esposto. E i cadaveri, sepolti sotto le macerie o sospesi  nei piani alti, come manichini, che cominciavano gia'  a decomporsi. La puzza di morto da allora per me porta  il nome di San Lorenzo, per giorni quel lezzo ha appestato l'aria, e faceva molto caldo, si diceva quaranta gradi. Crateri erano dappertutto, nel cimitero con le fosse sventrate,  nella campagna circostante, nel tessuto delle case con improvvisi vuoti di prospettiva. Si camminava col fazzoletto fra naso e bocca, pareva piu' che altro una forma di scaramanzia perche' il puzzo e la polvere, che era sospesa dappertutto, non si curavano certo di quel pezzetto di tela. Ricordo la chiesa, scoperchiata con gli affreschi interni al sole, le colonne scomposte, i segreti ombrosi delle sacrestie violentati, una situazione anche quella impudica. Ricordo i gerarchi fascisti, nelle divise nere impolverate, che circolavano in mezzo a quel disastro e le divise povere dei soldati, il grigioverde, con le loro "bustine" in testa e le fasce che avvolgevano polpacci e piedi. Mi dissero che c'era andato il Papa. Pareva un angelo con gli occhiali, dice la canzone. A rivederlo nei documentari di quell'epoca, pare vero.
Scrivo questo non per dare una testimonianza, che ce ne sono altre e piu' partecipate, ma per dire a tutti noi, a tutti voi che siete giovani o quasi giovani, che la liberta'  e la democrazia e la rappresentanza politica, e il diritto di protestare e quello di farsi valere, lo stesso valore della vita che viviamo ogni giorno, non ce le ha portati la Befana, non ci sono stati regalati.  Niente e' stato gratis. E' costato morte, dolori, sacrifici quotidiani per campare in dignita' , e molte umiliazioni, molte sofferte ingiustizie. E' una dote che ci viene dai cosiddetti vecchi, forse anche loro inconsapevoli, temo immeritatamente. Non sputtaniamola fra pizze e birre,e veline, dimenticandoci della nostra storia e, talvolta, di esistere come uomini degni.
Ciao.
Gianni Bucci.

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